I Coldplay hanno raccontato le inquietudini di un essere umano sospeso tra grandezza e fragilità, capace di sogni ambiziosi quanto quello di quattro universitari provenienti da ogni angolo del Regno Unito, che nella seconda metà degli anni ’90 fondano una band di successo planetario. Giunto fra gli ultimi sussulti del britpop, l’esordio Parachutes (2000) li incorona come nuove promesse, soprattutto grazie a ‘Yellow’. Nella sua scrittura influenzata da Travis e Radiohead, U2 e R.E.M., Jeff Buckley e Beatles, Chris Martin dà voce alle insicurezze e alle aspirazioni della generazione cresciuta a cavallo dei due millenni, di cui spesso incarna anche il desiderio di giustizia e pace. La conseguenza di tale approccio è una poetica fatta di luci e ombre, rispecchiata nella musica vibrante ma delicata, orchestrata con i soci Jonny Buckland, Guy Berryman e Will Champion. Dopo il trionfo di A Rush of Blood to the Head (2002) e X&Y (2005), che espande gli orizzonti del loro sound, la band intraprende un decennio di reinvenzioni, dall’art rock di Viva la Vida or Death and All His Friends (2008) fino all’eclettismo di Everyday Life (2019). Attraversando di progetto in progetto fantasie elettroniche e slanci pop solari, il quartetto non disperde però la propria eredità: quella tensione tra eroismo e vulnerabilità che si avverte in ogni canzone, dalla più elaborata alla più minimalista.