I 100 migliori album
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- 12 MAG 1972
- 18 brani
- Beggars Banquet (2018 Remaster) · 1968
- Hot Rocks 1964-1971 · 1966
- Let It Bleed (Remastered) · 1969
- Tattoo You · 1981
- Out of Our Heads · 1965
- Let It Bleed (Remastered) · 1969
- A Bigger Bang · 2005
- Some Girls (Deluxe Edition with Bonus Video) · 1978
- Goats Head Soup (2020) · 1973
- Sticky Fingers (Deluxe Edition) · 1968
Album essenziali
- Più che le canzoni o l’esecuzione, il punto focale di Exile on Main St. era l’atmosfera. Nelle sue note si possono sentire le giovani divinità sudare nel seminterrato di una villa francese affacciata sul Mediterraneo, tra fiumi di droga, conoscenti e seguaci, mangiando aragoste nel pomeriggio e lavorando tutta la notte. La band non era mai riuscita a tradurre tanto fedelmente il proprio mito in musica. Exile si rivelò tuttavia anche la cosa più vicina all’avanguardia prodotta fino a quel momento dai Rolling Stones, un album i cui errori (il mix confuso, le parti interpretate in stanze separate) contribuirono a creare un’aura che qualcosa di più “corretto” avrebbe eliminato. Per una ‘Tumbling Dice’ o una ‘Torn and Frayed’ (due degli episodi più lineari del disco), c’erano una ‘I Just Want to See His Face’ o una ‘Let It Loose’, più facili da considerare suggestioni indefinite che non pensieri dai contorni nitidi. Il blues, che un tempo era il mezzo usato dalla band per condensare desideri e avversità di natura terrena, ora assumeva una forma misteriosa e arcana. Erano gli stessi Stones a incarnare la confusione che in precedenza avevano solo descritto.
Playlist: artisti
- Sfacciato, abrasivo, liberatorio: uno stile entrato nel mito.
- Un tuffo da antologia nella storia e nei grandi palchi del rock.
- Inni per intere generazioni nel loro ambiente naturale: il palco.
- Una valanga di pietre rotolate fuori dal radar del conosciuto.
- Pedalare è facile con un elisir sonoro dall’eterna giovinezza.
- Un pirata rock'n'roll con un timbro che sa graffiare.
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Informazioni su The Rolling Stones
È indicativo che ad attrarre l’attenzione di Keith Richards sui binari della stazione di Watford nel 1960 non sia stato tanto Mick Jagger in sé, quanto i dischi di Muddy Waters e Chuck Berry che teneva sotto braccio: partendo dal culto del blues di Chicago e dell’R&B, i Rolling Stones hanno dato a qualcosa che già c’era una dimensione e un immaginario globali, sfidando le convenzioni con quell’approccio grezzo e ribelle al sound e all’aspetto che ha contribuito a renderli l’emblema stesso del rock’n’roll in forma di band. Nato nel 1962 intorno al chitarrista e al cantante, il gruppo rilegge inizialmente classici americani per poi dedicarsi alla scrittura di brani originali su suggerimento del manager Oldham, al quale si deve l’idea promozionale di insistere sulla retorica anti-beatlesiana. La chirurgica sensibilità del batterista jazz Charlie Watts e la tensione sperimentale da polistrumentista di Brian Jones fanno da tappeto ad Aftermath (1966), primo lavoro di inediti che mette in luce l’abilità di innescare un dialogo tra passato e presente, destinato a protrarsi per una carriera disseminata di incontri con folk e psichedelia (‘Ruby Tuesday’, ‘Mother’s Little Helper’), territori più dark (‘Under My Thumb’, ‘Paint It Black’) e perfino la disco (‘Miss You’). Album leggendari come Beggars Banquet (1968), Exile on Main St. (1972) o Some Girls (1978) hanno segnato le epoche in cui sono usciti, ma è tuttavia sul palco che gli Stones hanno davvero fatto la storia, creando il concerto da stadio in un’epoca logisticamente impreparata a reggerne l’impatto, per portarlo alla moderna percezione di evento.
- ORIGINI
- London, England
- FORMAZIONE
- 1962
- GENERE
- Rock