Fino alla prematura scomparsa, Mia Martini (Bagnara Calabra, 1947) ha rappresentato per la musica italiana un simbolo di tenacia e classe, ostinatamente in lotta contro i pregiudizi, forte di una voce unica e di una clamorosa sensibilità interpretativa. Dopo un esordio fuori fuoco nella sfera dello yé-yé e una serie di disavventure personali, nel 1971 adotta il nome d’arte con cui sarà conosciuta per il resto della carriera, approfondendo la passione per il blues e il jazz. È il cruciale anno di Oltre la collina…, feroce concept dai contenuti per l’epoca scandalosi, dove un involucro sonoro d’avanguardia avvolge temi intoccabili quali lo stupro, il disagio giovanile e l’emancipazione femminile. L’album segna l’inizio del rapporto con penne del calibro di Bruno Lauzi e Franco Califano, autori rispettivamente di ‘Piccolo uomo’ (1972) e ‘Minuetto’ (1973), decisivi in una parabola ascendente che nel 1978 la porta a esibirsi con Charles Aznavour all’Olympia di Parigi. Nello stesso periodo, l’incontro con Ivano Fossati sfocia in una burrascosa relazione, ma anche in un sodalizio che produce Danza e il gioiello ‘E non finisce mica il cielo’, premiato nel 1982 a Sanremo con un riconoscimento creato per l’occasione. Successivamente a un lungo distacco dalle scene, sarà proprio il Festival a celebrarne il ritorno con ‘Almeno tu nell’universo’ (1989), brano immenso che apre una nuova fase di collaborazioni, concerti e trionfi, interrotta tragicamente il 12 maggio del 1995.