Icona definitiva dell’opera, Maria Callas seppe interpretare i ruoli drammatici di Puccini con la stessa convinzione con cui rivoluzionò l’ornamentazione del bel canto. Nata a New York nel 1923, il soprano di origini elleniche tornò in Grecia nell’adolescenza, costruendosi la reputazione di studentessa ossessionata dalla musica e determinata ad assorbire ogni suono sul percorso. Dopo aver vestito nel 1942 ad Atene i panni di Tosca – personaggio al quale legherà una storica incisione del 1953 accanto al tenore Giuseppe Di Stefano – si spostò in Italia con una fama da astro nascente specializzato nelle intense figure femminili di Verdi e Wagner. Fu tuttavia il successo di un’imprevista sostituzione ne I puritani del 1949 a consacrarne il profilo di belcantista capace di infondere nuova vivacità e dimensione con il proprio valore attoriale ai lavori di Bellini, Donizetti e Rossini. La sua voce vantava una gamma di colori che poteva essere penetrante, peculiare o addirittura violenta: è noto che fosse in grado di eseguire un diminuendo sul vertiginoso Mi bemolle acuto del finale de La sonnambula con agilità e controllo totale. Nonostante la grandeur del contesto e le spiccate doti recitative, la “Divina” si dimostrò sempre elegante e allergica all’ostentazione, giungendo a incarnare un ineguagliabile modello di potenza emotiva, attraverso un timbro inimitabile, una musicalità incisiva e il contributo alla rinascita del repertorio del bel canto.