Something To Give Each Other

Something To Give Each Other

“Non voglio raccontare storie”, confessa Troye Sivan a Apple Music. “Voglio mostrarle. Voglio che la gente le senta”. A 28 anni, l’artista australiano ha molte vicende a cui attingere. Da Bloom (2018) in poi, è apparso in una grande varietà di film e serie, ha collaborato con nomi come Charli XCX, Lauv, Jónsi e Tate McRae e ha lanciato un brand di lusso. In parallelo a questa esistenza da titolo a effetto, ha però continuato semplicemente a vivere la propria vita e ad assaporare le esperienze che stanno alla base di Something To Give Each Other, il suo terzo album in studio. “Ci sono 10 storie, 10 momenti”, spiega in merito a un progetto che ha impiegato due anni e mezzo a terminare. Tra il COVID e le riprese di The Idol, ha avuto a disposizione più tempo che mai. “È stato molto utile ai fini del disco, perché mi ha dato la possibilità di capire quali canzoni avevano in effetti la forza per rimanere nell’aria”. “Mi sentivo davvero fiducioso, felice e connesso, ma c’è anche un sacco di vulnerabilità”, racconta. C’è l’amore, il sesso, la sofferenza, il brivido di emozioni che riemergono, così come ci sono fugaci ma vitali momenti di intimità e dialogo. I brani in scaletta spaziano dalle vibrazioni da club di ‘Rush’ al dance pop levigato di ‘Got Me Started’, che campiona la leggendaria ‘Shooting Stars’ dei Bag Raiders, fino alle delicate confessioni di ‘Can’t Go Back, Baby’ e alle seducenti pulsazioni house di ‘Silly’. Il tutto viene raccontato attraverso la lente dell’auto-analisi e di una queerness senza compromessi. Di seguito, il musicista passa in rassegna le tracce che danno forma a Something To Give Each Other. ‘Rush’ “A Melbourne, nelle fasi tra un lockdown e l’altro, ci è stato concesso di uscire. Ho vissuto delle notti così divertenti da diventare quasi commoventi. C’era questo travolgente senso di gioia ed euforia. Ero sobrio, sudavo ed ero davvero riconoscente di poter stare con altre persone. Provavo gratitudine per la musica, la vita, la gioventù, il sesso e la connessione. Perciò, ho voluto immortalare quel momento”. ‘What's The Time Where You Are?’ “Dopo la fine della mia ultima relazione, per un po’ mi sono sentito come se fossi emotivamente morto, e i miei sentimenti non sono tornati tutti insieme. Ho iniziato a provare delle piccole scintille, e quando succedeva ero veramente entusiasta. Stavo parlando con un tizio e per la prima volta da secoli provavo dell’attrazione. A un certo punto, mi ha mandato un messaggio chiedendo ‘Che ore sono lì da te?’. Forse ho romanticizzato eccessivamente la cosa, ma è stato così dolce. Avrebbe potuto tranquillamente cercare su Google. L’ho visto per quello che era: penso fosse un tentativo di stabilire una connessione e mantenere viva la conversazione. Mi ha fatto venire l’idea di due persone separate da una grande distanza, entrambe con le loro vite, che si divertono ma si cercano nella musica, nelle notti passate fuori o in piccoli messaggi come quello”. ‘One Of Your Girls’ “Credo sia la canzone che preferisco tra quelle a cui ho lavorato nella mia carriera. Continuava a succedere che venissi approcciato da ragazzi che precedentemente o storicamente si identificavano come eterosessuali. Flirtavano con me, dicevano che c’era qualcosa nella mia persona che li interessava. Provavo sentimenti contrastanti. Inizialmente li ponevo su un piedistallo. Mi dicevo, perché questa cosa è così sexy? E mi mettevo anche in dubbio, perché finivo sempre per fami spezzare il cuore. Penso che, lasciandomi trattare come un segreto o un esperimento, fossi consapevole del fatto che non mi stavo dando il rispetto che meritavo. Abbiamo scritto tre ritornelli diversi prima di arrivare a questa soluzione robotica e triste, ispirata a un film che avevo visto. Anche questa scelta parla del modo in cui mi sentivo: come se dovessi essere lì quando mi volevano, per poi sparire quando andavano fuori di testa e tornare quando lo desideravano. Come un oggetto privo di emozioni. Eppure, mi ci ritrovavo continuamente. Non puoi spingerli a velocizzare il processo di comprensione delle cose. Qui non sto facendo nessun resoconto, vivo le esperienze con pazienza. Ci sto solo riflettendo su”. ‘In My Room’ (feat. Guitarricadelafuente) “Ho incontrato Guitarricadelafuente [Álvaro Lafuente Calvo] e il suo fidanzato a cena a Parigi e sono stati dolcissimi. Quando sono tornato in hotel, ho iniziato ad ascoltare la sua musica e mi sono sentito realmente ispirato. Così, gli ho mandato un messaggio dicendogli che avremmo dovuto fare qualcosa insieme. Abbiamo scritto il pezzo in un giorno. È l’unica collaborazione dell’album e amo il fatto che sia con un artista queer. Nella mia testa, sono steso sul letto, mentre tiro calci all’aria e fantastico su qualcuno, come quando ero un adolescente. È stato un bel modo di scrivere, piuttosto che cercare di costruire una narrativa, stavamo solo comunicando le nostre emozioni”. ‘Still Got It’ “Parla di quando mi sono imbattuto nel mio ex e mi sono reso conto che aveva ancora tutte le caratteristiche che inizialmente mi avevano fatto innamorare di lui. Uno dei miei versi preferiti del disco è ‘Said hello like an old colleague’ [‘Ha detto ciao come un vecchio collega’]. Mi riferisco alla strana sensazione di aver convissuto con una persona, di averci condiviso tanto, per poi trovarsi a salutarsi come ex compagni di lavoro. È stato un momento di riflessione. Amo collaborare e scrivere insieme, ma a volte è bello farlo da solo, dicendo esattamente ciò provo senza interessarmi delle cose che solitamente mi preoccupano, tipo ‘Quante sillabe sono? Funziona da una prospettiva pop?’” ‘Can’t Go Back, Baby’ “Ero piuttosto arrabbiato e non mi ero mai messo a scrivere mentre ero di quell’umore. Ero ferito e mi sentivo tradito. La canzone è un vero viaggio, e alla fine dico ‘In the morning, I wake up with the sun across my face/In the evening, there I lay with so much love to take your place’ [‘La mattina mi sveglio con il sole in faccia/La sera sto sdraiato con tanto amore per prendere il tuo posto’]. Non parlo dell’amore dell’altra gente, ma di quello che provo per me stesso, parlo di riuscire ad apprezzarsi. Dal punto di vista sonoro, c’è della morbidezza, perché ho ancora molto a cuore questa persona e questa relazione. Sapevo che l’avrei voluta sull’album, ma mentre la scrivevo avevo paura. Quando finalmente ce l’ho fatta, mi sono detto ‘Registriamola oggi e poi non voglio più pensarci’”. ‘Got Me Started’ “È il primo brano che abbiamo scritto per il disco. È stato uno di quei momenti in cui senti una scintilla, quando qualcuno sblocca di nuovo quel lato di te e pensi ‘Oh, riesco a provare qualcosa’. Amo il verso ‘Boy, can I be honest? Kinda miss using my body/Fuck it up just like this party did tonight’ [‘Ragazzo, posso essere onesto? Mi manca usare il mio corpo/Incasinarlo come ha fatto questa notte di festa’]. Per come lo immagino, è un party in casa: hai incontrato una persona e per qualche motivo non riuscite a staccarvi le mani di dosso, è così eccitante quando succede”. ‘Silly’ “Nell’album, ci sono diverse sfumature di sensualità. A mancare era una sensualità glaciale, incubata lentamente. Sono rimasto sorpreso dal testo che ne è uscito. Parla di come una persona possa riaccendere i sentimenti che provi nei suoi confronti in un attimo. Si avvicina quasi alla storia di ‘Still Got It’. Ho cantato molte volte in falsetto, ma mai nella linea vocale principale. Qui abbiamo iniziato a usare il falsetto come una delle tracce di voce, ma poi l’abbiamo lasciato solo. Essenzialmente, è stato un duetto con me stesso, ed è stato fighissimo”. ‘Honey’ “La genesi è stata a Melbourne con [il producer] Styalz Fuego e la preghiera della serenità. Mio padre me l’ha insegnata quando ero bambino. Un verso dice una cosa tipo ‘Dammi il coraggio di accettare ciò che non posso cambiare’. Mi piace l’idea di provare un sentimento intenso per una persona e non sapere come esprimerlo, mettendosi quasi a pregare, anche se non sono affatto religioso. ‘Dammi il coraggio di dire tutto ciò che sento nei tuoi confronti’. Mi sembrava una trovata molto gioiosa, come quando in uno spettacolo arrivano i coriandoli”. ‘How To Stay With You’ “È davvero distesa e suadente e c’è anche il sax. Parla di una persona che ho conosciuto e che alla fine se n’è andata. Mi sentivo leggermente perso, volevo starci insieme ma non sembrava possibile. Per quanto mi riguarda, la scelta di metterla alla fine è stata interessante. Tra tutta la gente e tutte le esperienze che affronto nell’album, provo ancora il desiderio di costruire una relazione a lungo termine. Quando l’outro sfuma, le ultime parole del disco, sullo sfondo, dicono ‘Starting again when I got all I wanted/Starting to feel a little bit despondent’ [‘Inizio di nuovo quando avevo tutto ciò che desideravo/Comincio a sentirmi un po’ sconfortato’]. Non ho ancora trovato quello che cerco. Ciò non toglie niente alle esperienze precedenti e alla loro bellezza, ma sto ancora cercando. Pensavo fosse un modo onesto di concludere le cose. Sto attraversando questo percorso, sono davvero felice e mi sto godendo ogni momento. Sono grato per tutte queste connessioni e sono curioso di scoprire cosa succederà in futuro. Ma ancora non so di cosa si tratta”.

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