Gloria

Gloria

Il quarto album di Sam Smith, Gloria, si apre con il tipo di sonorità che abbiamo imparato ad aspettarci dall’artista inglese: ‘Love Me More’ è una ballata dalle tinte gospel che celebra il potere dell’auto-accettazione. Dopodiché, le cose prendono una piega inattesa. “Desideravo fosse un collage di elementi pop, ci tenevo molto. Volevo passare di genere in genere”, spiega a Apple Music, parlando del disco. Il viaggio procede così tra seducenti atmosfere R&B, abbaglianti momenti da pista (‘Lose You’ è forse il miglior pezzo ballabile dai toni malinconici nel suo intero catalogo), tortuose suggestioni hyperpop, canzoni che ti entrano nelle orecchie con le loro influenze dancehall e persino episodi corali. Lo spettro tematico si estende dal sesso alla forza della collettività, passando per la felicità e la storia della comunità queer. “Il mio obiettivo era assicurarmi che in scaletta non ci fossero brani che non mi piacessero”, aggiunge. “Ho investito molto in questo lavoro, in termini di produzione e tempo. Era diventata un’ossessione, vivevo dentro la musica. Non avevo mai lavorato così duramente prima”. Ne emerge una fiducia che chi fa musica generalmente raggiunge dopo diversi album, ma non si tratta solo dei frutti dell’esperienza. Siamo al cospetto di un’opera di ribellione, liberazione ed emancipazione dal passato, realizzata tra il Suffolk, Los Angeles e la Giamaica, con una delle voci di punta del pop contemporaneo che mostra il suo lato più sicuro e positivo. “Forse sembrerà melenso, ma per me Gloria è come quando una farfalla esce del bozzolo”, spiega. “Volevo trasmettesse questa sensazione dall’inizio alla fine, che ci fosse forza in ogni singola canzone. Credo che, in un certo senso, si sia davvero manifestata la mia anima artistica”. Continua a leggere come Smith analizza in modo approfondito tutte le tracce. ‘Love Me More’ “Sapevo di voler scrivere un pezzo che parlasse di come mi sentivo. Questa faccenda di “amarsi” un po’ mi imbarazza. A volte sembra un punto d’arrivo. Con l’auto-accettazione [invece] ogni giorno devo cercare di accogliere ciò che sono e dimostrare che mi amo. È questo il messaggio che volevo far passare. Ho iniziato l’album strizzando l’occhio alle mie produzioni del passato. ‘Love Me More’ è l’ultima opportunità che ho dato al mio vecchio pubblico per entrare in questa nuova fase insieme a me. È una canzone composta per chi mi ascolta, mentre tutte le altre sono scritte per me”. ‘No God’ “Si basa su una storia personale riguardo una persona che è uscita dalla mia vita per via di opinioni troppo drastiche. Ma mentre la scrivevo con Jimmy [Napes] e gli Stargate [cantautori e produttori], è diventata un ragionamento retorico sulla gente che si sente Dio. Parla di quando un essere umano viene ignorato, di quando si permette alle idee radicali di una persona di ostacolare l’attenzione verso il prossimo. La magia di questo brano risiede nella produzione: la registrazione dal vivo, le voci di accompagnamento. Abbiamo continuato a metterci mano finché non ci è sembrato perfetto. Per quanto mi riguarda, suona molto costoso”. ‘Hurting Interlude’ “Ho trovato un documento straordinario: il discorso del conduttore di un notiziario al primo Gay Pride di sempre a New York. Ciò che dice in questo intermezzo mi ha spezzato il cuore e mi ha ricordato ‘Lose You’, un brano che parla di un’amica lesbica alla prima relazione con una donna. Le prime delusioni sentimentali da persona queer possono essere davvero intense, a causa di tutto ciò che dobbiamo passare quando si tratta di amore. Ho pensato fosse l’introduzione perfetta per ‘Lose You’”. ‘Lose You’ “In quanto comunità queer, amiamo le nostre cadenze ballabili dall’atmosfera triste. Ogni traccia dell’album potrebbe essere dedicata a una diversa icona pop del mio cuore. ‘Love Me More’ sarebbe Whitney e ‘No God’ potrebbe rappresentare Brandy, mentre ‘Lose You’ incarnerebbe Robyn o George Michael. Ho scritto questa canzone insieme ad alcune tra le più eccezionali penne della scena e mi è sembrato di mettere a punto un meraviglioso esempio di pop. Tuttavia, la produzione non mi faceva sentire a Berlino, e avevo bisogno che mi trasportasse in un gay club tedesco. Le piccolezze che abbiamo approntato alla fine hanno raggiunto questo scopo. Mi dà questa sensazione europea, sfacciata, queer e chic. È puro melodramma”. ‘Perfect’ (feat. Jessie Reyez) “Qui è dove comincia a entrare in gioco il sesso. Ho come l’impressione di avere subito una certa de-sessualizzazione nel corso della mia carriera, e quando ho iniziato ero molto giovane. Avere vent’anni e trovarsi sul palco di un gay bar, come nel mio caso, ha un effetto pietrificante. Jessie mi ha davvero insegnato il coraggio: in studio le dicevo delle cose e lei non rideva e non si sentiva a disagio. Il concetto di base è ‘sono un disastro’, il sentirsi veramente una persona imperfetta. Questo pezzo è il momento Rihanna e ci ho lavorato con gli Stargate, che hanno collaborato a Rated R, uno dei miei album preferiti di RiRi. Gli Stargate sono riusciti a portare Nuno Bettencourt, che ha suonato la chitarra su Rated R, e ha semplicemente ribaltato il brano. Lo adoro”. ‘Unholy’ [con Kim Petras] “Eravamo in Giamaica, e Omer Fedi [produttore] stava cazzeggiando alla chitarra e suonando questa scala, su cui ho iniziato a cantare. Tutta la gente all’interno della stanza era davvero confusa, non sapevano se apprezzare o meno. Avevo in mente una persona che mi stava irritando e dovevo fare uscire la cosa. Dopo il nostro ritorno, la canzone piaceva a chiunque, ma mi dicevano ‘Non è in linea con te’. Eppure continuava a stuzzicarmi. Ho detto tutto ciò che avevo da dire nella prima strofa, ed è qui che è scesa in campo Kim. C’erano circa otto ragazzi in studio che provavano a spingere la sua parte in una particolare direzione. Abbiamo passato tutto il giorno a lavorare cosi, ma poi qualcosa nella mia testa mi ha detto ‘Fa schifo’. C’è un genere di ironia che solo chi è queer può capire, perché abbiamo affrontato la questione e ci conviviamo. Ed era proprio questo che serviva al testo. Dovevamo prenderci gioco dell’uomo, renderlo un ‘Balenciaga daddy’. È il momento più potente del disco, nonché la traccia più incisiva a cui abbia mai partecipato. È come un esorcismo”. ‘How to Cry’ “Questa parla della stessa persona protagonista di ‘Unholy’. Volevo quel respiro, ma volevo anche che ci fosse uno solo di questi momenti, perché non è lo spazio giusto per accogliere musica fortemente naturale e spoglia. In ‘Unholy’ rido e provoco. Ma sotto questo atteggiamento si cela una storia molto triste. Parla anche di una relazione che ho vissuto, e di come avere un carattere emotivo sia un forte segno distintivo. Credo realmente sia un superpotere. È una lettera d’amore indirizzata a me”. ‘Six Shots’ “Rappresenta un cambio di paragrafo dopo ‘How to Cry’, è come il pre-drink in vista di una serata. Ma è roba forte, perché iniziamo a fare sesso. Questa è la prima vera e propria canzone sul sesso che abbia mai scritto, è stato estremamente liberatorio. In quel momento, ero irrimediabilmente single, ed è da qui che viene il verso ‘There’s no loving me’ [‘Non c’è modo di amarmi’]. Ero talmente single che sembrava quasi fossi non disponibile. Non avevo alcuna apertura all’amore”. ‘Gimme’ (feat. Koffee e Jessie Reyez) “Questo pezzo è un’ossessione per me, forse è il mio preferito dell’album. È il testo più intenso dal punto di vista sessuale che abbia mai prodotto, e le parole della strofa sono davvero sconce! Parla sostanzialmente di desiderare il cazzo al punto da poter piangere. Amo la musica dancehall e ho provato molte volte a dare questo sapore a un mio brano. Dovevo essere in Giamaica per riuscire a ottenere questo risultato in modo autentico, e sono orgoglioso che ‘Gimme’ ce l’abbia fatta. Come buona parte del disco, invita a condividere il momento, non volevo immergermi troppo nel brano”. ‘Dorothy’s Interlude’ “La citazione iniziale è di Divine, che è un simbolo di sfacciataggine e splendore. Poi c’è Judy Garland: la sua figura è legata alla comunità queer sotto molti aspetti, in particolare il famoso mito secondo il quale, quando è morta, ci sarebbe stato un grande ritrovo allo Stonewall Inn e i disordini sarebbero iniziati proprio quella notte. In seguito, è il turno di Sylvia Rivera, con uno straziante discorso al Gay Pride di New York sulle terribili vicende delle persone trans negli ospedali per senzatetto, mentre un gruppo di uomini gay la contesta. Poi arriva RuPaul, con una della frasi più incredibili al mondo. Questo intermezzo attraversa le epoche”. ‘I’m Not Here to Make Friends’ “Questa è nata da una collaborazione tra me, Calvin Harris, gli Stargate e Jessie Reyez. È stata una gioia realizzarla. Ero reduce da un appuntamento della notte precedente e ne avevo abbastanza di uscire con gente che mi trattava come una persona amica o che voleva incontrarmi solo perché sono Sam Smith. Anche se la traccia non ha nulla a che fare con tutto ciò, il titolo rappresenta un’attitudine che ho fatto mia: ho finito di compiacere la gente”. ‘Gloria’ “Queste sonorità sono tra le migliori che abbia mai creato. E il motivo per cui penso sia uno dei mei pezzi preferiti è che non sono presente. David Odlum [produttore] ha contribuito a convincermi a cantare qui. All’inizio della mia carriera, ricordo che chiunque mi diceva che cantavo bene, ma non mi veniva mai dato credito per le mia capacità di scrittura. E ciò che amo di questa traccia è che non parla di me, ma di qualcosa che ho scritto. Invita ad aprire le braccia al cielo e cantare il più forte possibile. Credo che la versione più giovane di me ne avrebbe avuto bisogno. Ho perseguito l’idea di fare quest’album per il me di qualche tempo fa, in modo che mi desse gioia e speranza. Il testo è molto profondo, ma è anche interpretabile come una ninna nanna”. ‘Who We Love’ [con Ed Sheeran] “Ed mi ha mandato questa canzone e avevo paura di iniziare, perché non è mia abitudine prendere un pezzo e farlo mio. È un amico di lunga data e non mi interessa collaborare con lui per una hit, volevo che significasse qualcosa. Quando l’ho sentita per la prima volta mi ha davvero toccato. Sembrava una ballata queer scritta da un amico. Aveva qualcosa di così intenso e bello. Ed mi ha dato personalmente una mano nei momenti difficili ed è stato una presenza amichevole in un settore molto freddo. Desideravo che tutto trasmettesse una sensazione di calore”.

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