Gettin' Old

Gettin' Old

Quando Luke Combs ha fatto per la prima volta irruzione nei radar del mainstream con il suo album del 2017 This One’s for You, il pubblico del country si è chiesto chi fosse questo ragazzo della Carolina del Nord con un tale vocione. Quattro dischi dopo, il giovane promettente che suonava nelle bettole e sgomitava per accaparrarsi le aperture dei concerti è una conclamata stella della scena, nonché un padre di famiglia. Sull’onda di Growin’ Up (2022), Gettin’ Old vede il cantante confrontarsi con entrambi i ruoli, mostrando di essere il tipo di artista che non si accontenta di aderire ad alcuna formula collaudata. Di conseguenza, Gettin’ Old ha un suono più ampio e imponente, che incorpora con maggiore decisione i tratti rock e soul solamente accennati nei progetti precedenti. Combs lo considera l’inizio di una nuova era della propria carriera: una fase di maturazione che interessa tanto il sound quanto le canzoni. “Growin’ Up è stato l’ultimo disco della coda della mia carriera, al punto d’incontro tra ciò che era il mio suono e la direzione in cui si stava evolvendo”, dice a Apple Music. “Dal punto di vista della produzione, appena l’album è uscito, abbiamo davvero spostato la nostra attenzione. Sapevamo di voler dare a questo nuovo lavoro un sound diverso”. Il cuore è ‘My Song Will Never Die’, in cui Combs parla della propria mortalità, celebrando al tempo stesso l’eredità e l’intramontabilità delle grandi canzoni. Tra le sorprese, una toccante lettura di ‘Fast Car’, classico di Tracy Chapman, descritto come “il [suo] pezzo preferito in assoluto”. Straordinaria anche la versione di ‘Fox in the Henhouse’, scritta originariamente in chiave bluegrass e qui dotata di una muscolare fibra rock per diventare senza dubbio una delle tracce che il pubblico amerà di più ai concerti. Di seguito, Combs analizza alcuni dei brani fondamentali di Gettin’ Old. ‘Joe’ “Ero all’Opry, in quel periodo del COVID in cui ci suonavo senza platea. Era vuoto. C’eravamo solo io e Craig Morgan. Mi sono seduto, c’era anche quel creativo di Zach, e hanno chiesto ‘Come si chiama la canzone o quello che è?’ Lui ha risposto ‘The Bottle’. Poi l’ho suonata e ho detto che si chiamava ‘Joe’, perché volevo solo portarla allo scoperto. Ed era il nome del pezzo quando Erik Dylan me l’aveva mandato. Era tipo ‘I got a job. My name's Joe’ [‘ Ho un lavoro, mi chiamo Joe’]. Era il primo verso. Quindi, ho pensato semplicemente che questo avrebbe fatto sì che la gente, guardando il titolo, pensasse ‘Ehi, di che parla questa canzone?’ Volevo che le persone la ascoltassero e che sentissero di doverla ascoltare, perché penso che abbia un messaggio molto potente”. ‘My Song Will Never Die’ “Quando salgo sul palco e canto queste canzoni, voglio davvero farlo con convinzione. E voglio che le persone credano a ciò che sto dicendo perché è vero. Queste canzoni rappresentano me. Le amo e adoro il modo in cui mi fanno sentire. Voglio che la gente sappia che sta davvero vedendo ciò che sono. Non sto cercando di vendere un mucchio di stronzate. Credo che se riesco a fare entrambe queste cose allo stesso tempo – cioè scrivere, registrare e pubblicare musica che amo e raggiungere persone che ascoltano musica che amano, e quella musica è la stessa – allora, stiamo facendo la cosa giusta”. ‘Fast Car’ “Questa canzone richiede un rispetto enorme. Ecco perché non ho cambiato il verso ‘Work in the market as a checkout girl’. Volevo semplicemente fare la versione originale del pezzo. È strano, perché ne stai facendo una cover e dici ‘Non voglio che diventi mia, perché voglio solo puntare un faro sulla versione originale’. Penso ci siano moltissime persone che forse conoscono il brano o alle quali comunque suona familiare, ma che non ne sanno praticamente nulla. Davvero: quando l’ho registrato, il fonico mi ha chiesto con chi lo avevo scritto”. ‘5 Leaf Clover’ “Questa è nata verso la fine del COVID. Parlavamo e immaginavamo come sarebbe stato tornare in tour. Stavo girando intorno a casa col mio amico Newdy. Ho un campo di trifogli su una collina. In quel periodo, prendevo il Polaris e mi facevo un giro un paio di volte al giorno, giusto per avere qualcosa da fare. Quindi, siamo finiti in quel campo di trifogli e ho spento il Polaris. Eravamo seduti lì a dire stronzate, parlando del più e del meno. Ho cominciato a cercare quadrifogli e ne ho trovato uno. Ho detto ‘Che, figata, trovane uno’. E Newdy ne ha scovato uno da cinque foglie. Perciò, ho scritto la parola ‘five-leaf clover’ sul telefono perché mi sono detto ‘Amico, quanto devi essere fortunato per trovare un trifoglio con cinque foglie?’” ‘Fox in the Henhouse’ “Nel momento in cui ho sentito [Up on the Ridge di Dierks Bentley], mi sono detto ‘Se mai un giorno farò dei dischi, se mai ne avrò la possibilità, voglio fare un disco bluegrass’. Quindi, ho iniziato a scrivere quell’album durante il COVID, tra il 2020 e il 2021. Questa era una delle canzoni che avevo composto per l’album bluegrass. Nel demo, ci siamo io, una chitarra e una dobro. Quando siamo andati a registrarla, la canzone ci piaceva molto, e ho pensato ‘Vediamo cosa possiamo farne, senza considerarla più una canzone bluegrass’. E alla fine ha assunto questa attitudine alla Black Crowes. Non la definirei nemmeno una canzone country. Insomma, è semplicemente un pezzo rock”.

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