brent ii - EP

brent ii - EP

I compagni di etichetta Jeremy Zucker e Chelsea Cutler sono spiriti affini: entrambi talenti newyorkesi protagonisti di storie di successo virale, i due condividono la predilezione per una scrittura allergica al nonsense, che si esprime attraverso produzioni imponenti, gorgheggi spogli e di grande fragilità e testi semplici e diretti. Per i fan, la loro storia è ben documentata: si sono incontrati alla festa di una confraternita in Connecticut, hanno riallacciato i rapporti grazie a un manager in comune e hanno firmato per Republic Records, finendo per pubblicare ‘better off’ nel 2018 e poi brent, la loro prima collaborazione in forma di EP, del 2019. Le canzoni erano calde e toccanti, con un’abbondanza di ballate acustiche e al pianoforte. Secondo capitolo di una storia ancora in corso, brent ii, del 2021, è stato registrato nei boschi a nord dello stato di New York e prosegue il racconto. “Chiamatelo sequel o prosecuzione”, dice Zucker ad Apple Music. “Onestamente, volevamo solo fare meglio”. “Era scontato che lo avremmo fatto di nuovo”, aggiunge Cutler. “Dal punto di vista concettuale, è un po’ più coeso e un po’ più caratteristico”. Di seguito, la coppia analizza brent ii, traccia per traccia. this is how you fall in love Chelsea Cutler: “Il modo in cui abbiamo scritto questa canzone è decisamente unico per entrambi. In realtà, stavamo registrando queste piccole improvvisazioni vocali all’inizio di ‘parent song’ e Jeremy ha detto ‘Fai qualsiasi cosa ti venga spontanea’. Ho partorito una take cantando ‘Oh, my love, side to side [Oh, amore mio, da parte a parte]’ e ci siamo praticamente innamorati di quel verso. Abbiamo mollato tutto quello che stavamo facendo, ci siamo seduti al piano e abbiamo cominciato a costruire un’intera canzone attorno a quell’idea di un ballo lento e dell’essere innamorati.” Jeremy Zucker: “È stato l’ultimo pezzo che abbiamo composto per il progetto. Era il tassello mancante. L’abbiamo entrambi immaginata come un’archetipica canzone da matrimonio.” parent song Cutler: “Questa parla veramente dei modi in cui cambiano i nostri rapporti con i genitori. Per quanto mi riguarda, so che, negli ultimi due o tre anni, la fortuna di cominciare presto una carriera e di ottenere in anticipo una maggiore indipendenza ha creato una mutazione davvero interessante nella dinamica della mia relazione con i miei genitori.” Zucker: “Sei un adulto. E spesso i tuoi genitori non ti vedono davvero come tale. Ti sforzi di esprimere quanto questo non significhi che tu ami di meno i tuoi genitori ma che non vuoi nemmeno passare ogni secondo con loro.” emily Zucker: “Abbiamo entrambi avuto relazioni molto disfunzionali: non è una storia specifica ed Emily non è una persona precisa ma abbiamo finito per usare quel nome. Non volevamo rivolgerci a qualcuno in particolare. Il secondo nome di Chelsea è Emily, quindi ho detto ‘Oh, è carino’.” brooklyn boy Zucker: “Questa è decisamente una canzone da pandemia in quarantena. Una buona parte del pezzo riguarda la mia costruzione di questa fantasia mentale rispetto a come immagino che dovrebbe essere la mia vita e la mia frustrazione nel constatare che non posso ottenerla. Non posso nemmeno uscire. Inoltre, nel primo post-ritornello, c’è una voce che dice ‘Do you think the stars wish on us? [Pensi che le stelle esprimano desideri su di noi?]’. È della mia grande amica Lauren (che incide col nome Lo Nightly). Una notte mi sentivo in quel modo e lei mi ha fatto quella domanda via messaggio. Ho detto ‘È la cosa più stupida ma anche la più dolce che io abbia mai sentito’. Le ho chiesto di registrare un memo vocale e di spedirmelo ed è finito sulla canzone.” the stars Cutler: “Per la prima volta nella mia vita, sentivo che ci fosse una validità dietro il concetto di volere stare per sempre con qualcuno, o comunque nell’idea di continuare a svegliarsi ogni giorno e sorprendersi ancora di voler stare con questa persona. Nelle precedenti relazioni, era davvero facile ridurre a semplici parole tutte quelle cose che amiamo sentire. Ci piace sentire e dire cose come ‘Oh, siamo fatti l’uno per l’altra. È scritto nelle stelle’. Non ci credi sul serio finché non lo pensi e immagino che l’idea fosse tipo ‘Oh, forse sto davvero cominciando a credere in questa roba’.”

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