“Anche se lavoro da Lagos, il mio è un sound globale: voglio che chiunque, a Tokyo come a Parigi, possa imbattersi nella mia musica e apprezzarla”. È lo stesso Kel-P a spiegare l’ambizioso piano alla base di un afrobeat privo di confini e pregiudizi, che flirta con jazz e reggae e trova in Burna Boy e Niniola alcuni dei portavoce di maggior peso. E che spesso parte da un’asettica stanza d’albergo.