Nell'opera di Joe Zawinul si incontrano armonie straniere. Mentre concerta un groove ipnotico o ricorda il mentore Cannonball Adderley con passaggi di synth, il suo fraseggio si fa rarefatto ed epigrafico come nei viaggi allucinati con Miles Davis. Ma la verve torna in prima linea tra bop, drammatici violini e lampi di world music, sfoggiando suggestioni africane e funk.