È una vicenda familiare di emigrazione interna tipicamente italiana quella che catapulta Fabio Rizzo (Nicosia, 1979) dalla Sicilia a una Milano accogliente ma non troppo: nei quartieri che guardano da lontano gli aperitivi del centro, il Meridione è il Marocco e lui è Marrakech, soprannome a sua volta trasformato in Marracash non appena il sogno del rap diffonde nell’aria il profumo dei soldi. A fine anni ’90, il Muretto di San Babila è la palestra per il flow del futuro Marra, che entra nel giro dell’allora nascente Dogo Gang e accumula le esperienze racchiuse nell’album di debutto: trainato dalla forza esplosiva dell’arabeggiante tormentone old school ‘Badabum Cha Cha’, Marracash (2008) vanta ospiti di spessore come Guè Pequeno e precede di due anni il concept sociopolitico Fino A Qui Tutto Bene. In una traiettoria verticale dalla caduta all’atterraggio, l’album è un calderone di geniali intuizioni liriche, dove la sperimentazione elettronica dei Bloody Beetroots non esclude lo sguardo al pop del duetto con Giusy Ferreri. Da Salmo ad Achille Lauro, sono molti i giganti della scena scoperti o lanciati dal King del Rap e fondatore del collettivo Roccia Music, che tiene alta la bandiera della cultura hip-hop e domina la scena trap, pubblicando nel 2019 un’opera ambiziosa quale Persona, trattato corale di anatomia urbana in cui 808 e boom bap convivono e costruiscono il tappeto di suoni per una panoramica tra vecchia e nuova scuola.