TIM

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Oltre a molte domande senza risposta, il suicidio del DJ e produttore svedese Avicii ha lasciato al mondo anche qualcosa come 200 tracce tra inediti e demo. Secondo amici e collaboratori, negli ultimi mesi Tim Bergling non appariva solamente di ottimo umore, ma era anche a buon punto nella produzione di quello che sarebbe dovuto diventare il terzo album. A qualche settimana dalla scomparsa, la famiglia ha chiesto ai suoi manager di cominciare a esaminare tutti i device usati per la musica alla quale stava lavorando. “C’erano cartelle con titoli come ‘Queste sono le [tracce] che voglio pubblicare’ o ‘Queste sono quelle che non mi convincono’”, dice ad Apple Music Christopher Thordson, membro della squadra di Avicii. Dopo aver inventariato qualsiasi cosa gli sia capitata a tiro, come file audio, email ed sms inviati a coautori e personale dell’etichetta, memo vocali sull’iPhone e appunti nel suo Dropbox, lo stesso Thordson ha incontrato Klas Bergling, il padre di Tim, e un gruppo di responsabili A&R, per condensare cinque anni di registrazioni in una breve lista di tracce per il disco. Da questo punto, i co-produttori e gli autori di Avicii hanno cominciato un lavoro che intenzionalmente è stato tenuto al minimo indispensabile. Nonostante Thordson ritenga che al momento della morte del DJ le tracce fossero finite all’80-90 per cento, si affretta ad ammettere che “nessuno sta però definendo l’album come l’esclusivo frutto del lavoro di Tim, perché questo è impossibile quando hai a che fare con un tipo così perfezionista e particolare”. Supervisionata dai produttori e autori Carl Falk, Albin Nedler e Kristoffer Fogelmark, la versione finale contiene canzoni scelte per la loro coerenza rispetto alla direzione verso cui Avicii aveva dimostrato di puntare con la sensibilità folk pop di AVĪCI (01), l’EP pubblicato nel 2017. I primi singoli tratti da TIM (‘SOS’, ‘Tough Love’ e ‘Heaven’, che vede la partecipazione del leader dei Coldplay, Chris Martin) poggiano su solide fondamenta dance pop, ma le citazioni soft rock anni ’80, le strimpellate acustiche o il ricorso ad archi dal vago sapore orientaleggiante costituiscono un’impalcatura che li rende nell’insieme qualcosa di diverso, anche se rimane evidentemente possibile immaginarli come hit estive da ballare in spiaggia. Il marchio di fabbrica di Avicii si avverte anche nel tono introspettivo e ombroso di testi controbilanciati dalle energiche vibrazioni positive della musica. “Solo un paio di giorni prima della sua scomparsa”, dice Thordson, “Tim aveva scritto sul suo iPhone l’appunto ‘Diffondi positività attraverso la musica… e goditi il successo, ma non il lato materialistico del successo’. Sul medesimo argomento, scrivendo a se stesso a proposito della musica, aggiungeva ‘Trasferisci l’emozione alla canzone. E lo stato emotivo in cui l’hai scritta sarà trasmesso’”. In alcuni casi, i commenti di Bergling sono più specifici, in particolare sull’opportunità di utilizzare vocalist meno conosciuti per i featuring. “Se ogni canzone è un mix di collaboratori mai visti prima”, scriveva, “questo significa già di per sé” che le tracce reggeranno comunque da sole, senza la necessità di attirare l’attenzione ricorrendo a nomi noti. È il motivo per cui, oltre a Martin, Imagine Dragons e Aloe Blacc (già presentato da Avicii al mondo nel 2013, con ‘Wake Me Up’), molti degli ospiti che appaiono e che erano anche nei demo originali sono degli emergenti, almeno a livello globale. Di seguito, alcuni altri esempi di quanto e come gli appunti di Avicii siano stati determinanti per dare i tocchi finali a TIM. ‘Peace of Mind’ (feat. Vargas & Lagola) “Abbiamo scelto ‘Peace of Mind’ come prima traccia perché Tim la voleva come intro”, dice Thordson. “Aveva anche scritto che si trattava di un brano sulla società, su come siamo incapaci di disconnetterci dai nostri cellulari. Diceva ‘Potrebbe essere una grande canzone concettuale, specialmente se ci concentriamo sulla necessità di una pausa dall’ossessione social di fare colpo su Instagram’. Riguarda l’opportunità di mettere il telefono in modalità aereo e prendersi un break”. ‘SOS’ (feat. Aloe Blacc) “Nel demo di ‘SOS’ c’era un altro vocalist”, rivela Thordson. “Ma Tim aveva scritto nei suoi appunti e detto agli autori Kristoffer Fogelmark e Albin Nedler che sarebbe stato davvero figo avere Aloe Blacc nel pezzo. È un’eccezione che abbiamo fatto solo perché la sostituzione era stata espressamente indicata da Tim. Nella maggior parte dei casi, abbiamo invece mantenuto le stesse collaborazioni delle demo.” ‘Freak’ (feat. Bonn) “Tim aveva scritto nelle sue note che adorava quel fischio”, spiega Thordson, parlando di un sample tratto da ‘Sukiyaki’, un brano del 1961 del cantante gapponese Kyu Sakamoto. “È molto più difficile realizzare un campionamento che risuonarlo, ma su questo era stato chiarissimo: voleva usare l’originale. Si era appuntato che il fischio era probabilmente la sua produzione preferita e che l’aveva rippata da YouTube. Credo che sia molto indicativo del modo in cui lavorava e della sua capacità di trovare elementi unici e di trarne qualcosa di fantastico. Bonn, all’anagrafe Kristoffer Fogelmark, è lo stesso vocalist del demo”. ‘Tough Love’ (feat. Agnes and Vargas & Lagola) “Tim aveva scritto che doveva essere un duetto”, ci racconta Thordson. “’L’ideale sarebbe avere una coppia reale o almeno due persone che abbiano lavorato insieme abbastanza tempo da essere percepite come una coppia. Qualcosa come Selena/Bieber, senza necessariamente essere Selena/Bieber’. Nella versione originale c’era solo Vincent Pontare di Vargas & Lagola ma, quando ho parlato della cosa agli autori, Vincent e sua moglie Agnes – un’artista svedese piuttosto famosa – sono stati d’accordo nel provare a registrare insieme. Mantenere il vocalist del demo e riuscire comunque ad avere una coppia vera ha significato rispettare perfettamente gli appunti di Tim.”

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