Hyperspace

Hyperspace

Il 14esimo disco di Beck deve il proprio nome a una mossa speciale del classico videogame del 1979, Asteroids. “Ricordo questo punto del gioco, in cui stavi per essere ucciso”, racconta ad Apple Music, “e questo bottone ti faceva scomparire e ricomparire da qualche altra parte, in un posto sicuro. In generale, penso che potremmo tutti usare quel pulsante”. Hyperspace vede il pionieristico cantautore fianco a fianco con Pharrell Williams (che ha collaborato alla scrittura e alla produzione di 7 delle 11 tracce) per un set di synth pop surrealista che sembra ad anni luce da qualsiasi luogo, per non parlare dell’immediatezza di Colors, pubblicato nel 2017. Dove quello pareva in procinto di esplodere da un momento all’altro, qui Beck si crogiola nell’ambiguità. ‘Stratosphere’ – che vanta cori ben nascosti del frontman dei Coldplay, Chris Martin – dà l’impressione di essere stata registrata all’esatta altitudine, con i suoi synth che vanno e vengono come della condensa sul vetro. Ugualmente ammaliante, è ‘Uneventful Days’. “Non riuscivo a capire perfettamente cosa fosse”, dice a proposito della canzone. “È come uno di quei momenti all’indomani di un certo periodo di tempo. Come un nuovo lavoro in una nuova città. Sei in piedi in un appartamento nuovo, fissando una palma fuori dalla finestra”.

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