Dalia's Mixtape

Dalia's Mixtape

“L’orchestra è uno degli strumenti più straordinari mai creati”, dice Dalia Stasevska a Apple Music Classical, “ma cosa dobbiamo aspettarci dal suo suono in futuro e in che modo si svilupperà?” La direttrice finlandese tenta di rispondere a tali domande in questo avvincente e variegato album di brani di musica contemporanea e del 20esimo secolo, ognuno caratterizzato da un’estrema originalità sul piano della concezione e dell’esecuzione. “L’obiettivo che mi sono posta con Dalia’s Mixtape è di evitare di parlare di generi”, aggiunge la bacchetta. “Qui si parla solo di grande musica: giganti della composizione che hanno qualcosa di interessante da dire e che stanno portando in direzioni inedite l’orchestra sinfonica, intesa come uno strumento. Nella musica classica, abbiamo una storia incredibile, ma è anche davvero importante scoprire nuove cose, ascoltare ciò che ci circonda e offrire una risposta”. Oltre che su cosa ascoltiamo, la curiosità di Stasevska si concentra su come lo facciamo. Ad esempio, nell’epoca dello streaming, ascoltiamo ancora gli album? “A ispirarmi è stata una discussione avuta con una persona che affermava di non ascoltare musica classica, ma che in realtà lo faceva senza saperlo, perché ascoltava playlist”. Incise dalla BBC Symphony Orchestra, tutte le 10 tracce di Dalia’s Mixtape sono state pubblicate singolarmente in EP che nel corso dei mesi hanno punteggiato la strada verso la realizzazione dell’album vero e proprio. Per celebrare l’uscita del disco, Stasevska ci guida in un percorso personale e illuminante attraverso ognuna delle tracce. Anna Meredith: Nautilus “Nautilus di Anna Meredith è un brano che ti dà una carica enorme. Crea una sorta di trance e ti ipnotizza completamente. Ho sentito eseguire il pezzo da Anna stessa a Helsinki con il suo gruppo circa quattro anni fa e ho immediatamente pensato che sarebbe stato magnifico arrangiato per orchestra sinfonica. Per suonarla, serve un’attitudine differente. Non puoi limitarti a seguire le note, devi entrare nella dimensione del rock. È molto industriale e potente”. Andrea Tarrodi: Wildwood “Wildwood è ispirato agli alberi: a come le loro radici affondano nel terreno e i loro rami tendono al cielo. Ma parla anche delle foreste interiori. Andrea Tarrodi ha scritto il brano dopo la nascita della figlia e dice che rispecchia il modo in cui si sentiva. È una cosa che posso capire, perché mia figlia ha cinque mesi, ed è esattamente così che ci si sente all’inizio: totalmente radicate alla terra. È uno dei pezzi migliori di Tarrodi e possiede una qualità sostanziale e gloriosa”. Judith Weir: Still, Glowing “É la sola incursione di Judith Weir nella musica ambient, cosa che trovo davvero affascinante. Ruota attorno a una trama di archi limpida e brillante che trasmette il senso della sospensione nel tempo. Occasionalmente, lo xilofono e i legni appaiono come un pensiero fugace, una nuvola passeggera. È un meraviglioso movimento, lentissimo e in miniatura”. Caroline Shaw: The Observatory “Caroline Shaw è una delle voci contemporanee più importanti della nostra epoca. Questo pezzo è un lavoro cinematico, un’avventura narrativa. È un viaggio caleidoscopico, dall’osservatorio di Griffith Park a Hollywood. Contiene alcuni riferimenti musicali riconoscibili, come Don Juan di Strauss, il Concerto brandeburghese n. 3 di Bach, la Seconda sinfonia di Sibelius, la Sinfonia n. 1 di Brahms. È una bella cavalcata. Ciò che amo è la potente palpitazione che la pervade, è come una città che pulsa”. Lauri Porra: Utu “Fa parte della suite Cabins & Hideouts, che Lauri Porra ha concepito come un diario musicale dei giorni passati nella baita estiva della sua famiglia in Finlandia. Utu è il termine finlandese per quella “foschia” che compare intorno al tramonto, quando l’aria comincia a raffreddarsi al crepuscolo. Questo sottile strato di nebbiolina bianca che si muove lentamente appare sulla superficie del lago. È un momento molto particolare dell’estate. A rendere davvero speciale questo brano è la strumentazione, che consiste in una combinazione di armonici naturali della corda, strumenti con sustain grave e clarinetto basso. Non mi era mai capitato di sentire una composizione che usasse gli armonici in quel modo, anziché come un semplice effetto. È molto meditativo e ti immerge direttamente nel silenzio delle notti estive finlandesi”. Jóhann Jóhannsson: They Being Dead Yet Speaketh (From Miners’ Hymns) “They Being Dead Yet Speaketh era stata originariamente concepita per il film The Miners’ Hymns, documentario del 2010 dedicato a una comunità mineraria dell’Inghilterra nordorientale. Unisce severi accordi orchestrali, effetti ambientali e inquietanti trame di ottoni in omaggio alle bande di fiati che erano una parte così importante della cultura delle comunità sorte intorno alle miniere. La musica di Jóhannsson è profondamente toccante: sembra sempre avere un elemento molto personale. Questa impressione deriva in parte dal carattere solitario e crudo del paesaggio islandese? È un aspetto che emerge decisamente in tutta la partitura”. Julius Eastman: Symphony No. II “The Faithful Friend: The Lover Friend’s Love for the Beloved” “Scoperta solo qualche anno fa, Symphony No. II ha dovuto essere completamente ricostruita. Per come ne capisco io la storia, questo brano è una lettera d’amore e una lettera di chiusura di una relazione, e Julius Eastman non stava attraversando un bel periodo quando l’ha composto, negli ultimi anni di vita: era senza casa, aveva molti problemi e probabilmente si è dedicato a questo lavoro mentre dormiva sul divano di qualche conoscente che aveva un pianoforte. Ho la sensazione che la sua insolita strumentazione sia pensata per creare dei bordoni gravi e risonanti che permeano tutto il pezzo. Ha un timbro molto speciale: è estremamente scuro e davvero meraviglioso”. SØS Gunver Ryberg: COEXISTENCE “Ryberg è una compositrice affascinante. È una scultrice del suono e concepisce l’orchestra come un sintetizzatore, concentrandosi più sugli effetti che su armonie e melodie. L’aspetto più interessante e unico è l’esplosione di suoni naturali ed elettronici che ottiene quando mette tutto insieme”. Noriko Koide: Swaddling Silk and Gossamer Rain “Il titolo è davvero poetico. La cosa che mi ha conquistata è la potenza immaginifica del pezzo, dove vengono utilizzate tecniche incredibilmente affascinanti che non avevo mai visto né sentito usare prima. Chi suona non solo replica il rumore delle gocce d’acqua, ma utilizza anche una matita incastrata tra le corde del violino per creare una specie di picchiettio”. Julia Wolfe: Pretty “Per me, avere Wolfe sul disco è stato importantissimo. In un certo senso, è il prototipo di molte delle figure dell’odierna scena compositiva. Se la sua musica incorpora spesso strumenti elettrici, in questo brano energetico e gioioso ha voluto mettersi alla prova creando i suoni che la caratterizzano utilizzando solo strumenti orchestrali acustici. Usa un’infinità di tecniche, inclusi tremoli rapidi e spostamenti sulla tastiera per imitare il suono delle chitarre elettriche. Durante le nostre prove, ha anche detto che avremmo dovuto suonare alcuni passaggi come se fossimo Jimi Hendrix: una raccomandazione che ci è stata di grande ispirazione”.

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