Accostando una dose di sofisticato pop contemporaneo al gusto rétro per l’epoca d’oro dello swing, Michael Bublé ha attualizzato l’elegante figura del crooner, finendo per assumere il profilo di un moderno Frank Sinatra. ∙ Precoce habitué dei palchi dei club, calcati grazie a un nonno idraulico che barattava i propri interventi con la possibilità di fare esibire il nipote, nel 2003 pubblica l’album omonimo sotto la guida di David Foster. ∙ Nel 2005, l’approccio che rivitalizza gli standard di Gershwin e confeziona in un’estetica sonora da Rat Pack i classici dei Queen o dei Beatles si conferma vincente con It’s Time, dove compare anche il pezzo originale ‘Home’. ∙ La formula si perfeziona con Call Me Irresponsible, che nel 2007 inaugura una pioggia di Grammy per lavori in studio e dal vivo capaci di esaltarne non solo le doti da raffinato interprete ma anche quelle di autore e di performer. ∙ Accompagnata da una big band o da arrangiamenti discreti, la sua voce morbida e controllata luccica nell’imprescindibile versione natalizia di Christmas (2011), si adatta al clima soul di ‘To Love Somebody’ (2013) e non fallisce la prova dell’integrazione con l’hip-hop in ‘Nobody But Me’ (2016). ∙ Nel 2018, il toccante Love sintetizza tutte le qualità espresse in un percorso che rimane in stand-by fino al 2022, quando Higher segna un clamoroso ritorno impreziosito dalla collaborazione produttiva di Paul McCartney e da un duetto con Willie Nelson.