Krystian Zimerman

La combinazione tra tenace impegno e tecnica impeccabile è il segreto dell’eccellenza di Krystian Zimerman. Nato nel 1956 nella città polacca di Zabrze, deve alla precocissima vittoria del Grand Prix al Concorso pianistico internazionale Chopin di Varsavia del 1975 lo slancio di una carriera illustre, che include collaborazioni di alto profilo con giganti del podio come Giulini, Bernstein e – molto più tardi – Rattle, col quale nel 2020 ha inciso dal vivo e in modalità socialmente distanziata una raccolta di Beethoven. La decisione di limitare le esibizioni si accorda a un ridotto programma di registrazioni: a una piccola frazione del vastissimo repertorio che il pianista padroneggia è stato concesso di essere immortalata su album. Dopo la prova su Liszt con la Boston Symphony Orchestra guidata da Seiji Ozawa (1987) e un LP del 1991 di lavori per pianoforte solo del medesimo autore, l’acclamata uscita del 1993 dedicata ai Préludes di Debussy ha inaugurato un lungo silenzio solista, interrotto nel 2017 da un gioiello consacrato alle ultime due sonate di Schubert. Nella non corposa ma quantomeno più nutrita produzione in materia di concerti, spiccano esaltanti letture di Rachmaninoff e un meticoloso omaggio a Chopin diretto dalla tastiera dall’artista stesso. Se qui l’ossessiva concentrazione sul dettaglio può superare la visione, l’intensità di un virtuoso dotato di una purezza di tono e pensiero unica si erge generalmente molto al di sopra della mera pignoleria.