Zeal & Ardor

Zeal & Ardor

Combinando il black metal con gli spiritual afroamericani in Devil Is Fine, debutto di Zeal & Ardor pubblicato nel 2016, Manuel Gagneux ha aperto nuovi orizzonti musicali. Nel suo terzo album, l’artista svizzero-americano azzarda una deviazione nell’industrial con il singolo di punta ‘Run’, in cui fa confluire riferimenti ai Ministry e ai primi Nine Inch Nails, e con ‘Götterdämmerung’, dove canta in tedesco. Ma le sperimentazioni non finiscono qui: se ‘Bow’ immerge canti gospel in una nenia elettronica, in ‘Golden Liar’ melodie soul e spoken word si sposano a un oscuro twang country. “È divertente trafficare con suoni diversi e vedere cosa ne esce di buono”, dice a Apple Music. “Questo è il mio approccio alla musica: sto solo giocando con diversi elementi per il gusto di farlo. E a volte scopro che il risultato suona bene”. Di seguito, il titolare del progetto Zeal & Ardor analizza le tracce dell’album omonimo. ‘Zeal & Ardor’ “Abbiamo deciso fin dal principio che il nostro suono è fondamentalmente frutto della nostra atmosfera, e all’interno di questa cornice possiamo permetterci ciò che vogliamo in termini di genere. Era quindi piuttosto importante impostare il tono e stabilire quell’atmosfera in modo accurato. Penso che il pezzo riassuma l’intento. Si parte con un sintetizzatore malinconico e poi entrano tutti gli altri elementi. Alla fine, ti dovresti ritrovare nel mondo di Zeal & Ardor”. ‘Run’ “Volevamo che la prima vera e propria canzone del disco fosse implacabile, che è anche la ragione per la quale è uscita come primo singolo. È un brano che non dà tregua nella sua aggressività, e non avevamo mai fatto nulla di simile. Sembrava un buon modo per partire col piede giusto”. ‘Death to the Holy’ “Questa traccia mi piace perché riesce a riassumere in soli 3 minuti quello che siamo. C’è l’aspetto blueseggiante, un po’ di piano, e poi quel groove finisce direttamente in questo breakdown quasi metalcore con dei sintetizzatori malvagi. È la canzone più Zeal & Ardor dell’album. Ci trovi tutti gli elementi che il pubblico si aspetta da noi. Ci siamo voluti levare il pensiero all’inizio cosicché il disco potesse rivelarsi strano più avanti”. ‘Emersion’ “Questa inizia con un beat rilassato dal gusto hip-hop. Giochiamo sempre con i contrasti: se vuoi che le parti heavy risultino pienamente tali, prima devi introdurle con qualcosa di pacato e suadente. Credo che qui abbiamo estremizzato questo concetto, perché la traccia comincia in maniera sognante e con un basso profilo e poi, dal nulla, irrompe questo muro di black metal. Abbiamo anche aggiunto delle sfumature post-rock, alcune melodie piene di speranza, giusto per compensare il contrasto abrasivo”. ‘Golden Liar’ “Stavo cercando dei modi per rendere l’atmosfera un po’ più densa, e naturalmente Ennio Morricone è un eminente maestro dell’atmosfera. Ho quindi introdotto alcuni elementi della sua musica: li ho rubati. L’ho fatto per ottenere questa sorta di traccia dilatata e penso sia una delle più lunghe. Mi piace molto, perché trasmette pesantezza senza essere davvero pesante dal punto di vista strumentale”. ‘Erase’ “Questo è uno dei brani dal sapore più prog. L’ho notato solo a cose fatte, ma, in generale, tutte le canzoni sono piuttosto semplici, a livello delle parti che le compongono. Questa rappresenta un’eccezione in tal senso, e ci sono anche un sacco di cambiamenti modali. Mi pare che cominci in Re e vada poi in una tonalità diversa senza che si noti davvero. Ma se dall’inizio salti direttamente alla fine della canzone, ritrovi lo stesso lick di chitarra in una differente tonalità. È come teletrasportare chi è in ascolto [in un altro posto] senza che se ne accorga: un piccolo trucco di magia”. ‘Bow’ “Qui emergono davvero le mie influenze, perché ascolto molta roba industrial ed elettronica tipo Woodkid. Volevo solo esplorare differenti tipi di pesantezza, che non si esaurisce nella doppia cassa e nelle chitarre, ma comprende altri suoni maestosi. Per questo, c’è una sezione di corno distorta che ho inventato io, e non Woodkid o Hans Zimmer. È tutta farina del mio sacco. Volevo un sound incomparabilmente grandioso”. ‘Feed the Machine’ “Questa ha una storia buffa. Scrivo il demo al computer e programmo delle batterie. Quando la faccio sentire al nostro batterista Marco, lui dice ‘Amico, è troppo veloce. Non posso suonarla’. Perciò la canzone sarebbe stata addirittura più sostenuta, se non fosse stato per questo. Ma la vera gag di questa traccia è che c’è una parte molto hard, in stile Ministry, che suona come una macchina che pompa. E temo che il titolo venga da lì”. ‘I Caught You’ “Siamo un po’ gli emarginati della scena black metal, perché la gente pensa che siamo falsi o roba del genere solo per il fatto che sperimentiamo soluzioni diverse. E il peccato più grave che si possa commettere nel black metal è avere influenze nu metal, che è esattamente quello che è successo in questa canzone. Abbiamo persino rallentato la velocità del brano per via di quelle sequenze, in modo che suonassero molto Deftones. È un pezzo divertente. Non vedo l’ora di suonarlo live”. ‘Church Burns’ “In questo caso, l’intento era di inserire il testo potenzialmente più controverso dell’album nella canzone più poppeggiante o vicina al pop. E considerando che il brano è stato recentemente sulla prima pagina di Apple Music, credo che ci siamo riusciti. Non riesco a credere che abbia funzionato, perché di per sé è solo una strofa pop, poi il breakdown, se vogliamo chiamarlo così, è una specie di honky-tonk alla ZZ Top. Ero un po’ preoccupato, perché la traccia è poco metal; quindi, mi sono sentito sollevato dal fatto che la gente abbia finito per apprezzarla”. ‘Götterdämmerung’ “Questo è il titolo di un movimento di un’opera di Wagner, e Wagner è stato abbondantemente usato da persone non proprio stupende nella Germania degli anni ’30 e ’40. Perciò, volevo riappropriarmene e reclamarlo, sebbene lui stesso fosse un enorme cazzone, che però ha scritto della magnifica musica. Ed ecco quanto sono idiota: ero seriamente preoccupato per i testi in tedesco, tipo ‘la gente riuscirà lo stesso a emozionarsi?’, senza rendermi conto, ad esempio, che i Rammstein adesso sono dei giganti. Quindi, boh. Ma il tedesco suona molto metal, ed è divertente urlare in questa lingua”. ‘Hold Your Head Low’ “È una vecchia canzone che non è stata scritta appositamente per questo album, ma in qualche modo ci sta. Penso sia il nostro momento più blues, ed è molto lento. Nella scrittura delle parti di chitarra, si nota quanto mi hanno influenzato gli Opeth. Quando eravamo in tour con loro lo scorso dicembre, ho scelto di non suonarla perché temevo che Mikael [Åkerfeldt] dicesse ‘Ci avete copiato!’ Ma l’abbiamo comunque inserita nell’album perché dona un po’ di respiro al lavoro, dopo tutta quella inesorabile irruenza”. ‘J-M-B’ “Ho tentato di inserire alcuni accordi jazz nel metal, cosa che all’inizio ritenevo un’inutile perdita di tempo, ma quando ho presentato le canzoni in studio, abbiamo pensato che fosse da inserire nell’album. È diventata quasi una traccia segreta nascosta, cosa impossibile da fare al giorno d’oggi. E siccome scrivo tutti i demo da solo e poi nomino i progetti con questi strani piccoli titoli, questo si chiamava ‘Jazz Metal Blues’, ma non puoi scriverlo così sull’album, quindi è diventato ‘J-M-B’”. ‘A-H-I-L’ “Questo è il pezzo più austero, il titolo sta per ‘All Hope Is Lost’. Nel black metal l’atmosfera è sostanzialmente tutto, come un giorno di pioggia senza speranza in Norvegia. Un mood del tipo ‘Mio padre è stato appena ucciso da un branco di lupi’. Volevo cercare di emulare questa cosa con i sintetizzatori, in antitesi quasi totale col black metal reale. Sembrava un’uscita appropriata dopo ‘J-M-B’. Si torna a fare sul serio ed è ora di andare a letto”.

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