Illmatic

Nas
Illmatic

Con il titolo della quarta traccia del proprio album di debutto, Nas consegnava implicitamente il mondo nelle mani del pubblico (‘The World Is Yours’). Ma si sbagliava. Come l’universo del rap gli avrebbe poi dimostrato, il mondo apparteneva in effetti a Nas stesso, prodigio newyorkese dell’hip-hop cresciuto nella fucina di talenti delle case popolari di Queensbridge. E se il valore assoluto di Illmatic venne immediatamente riconosciuto da chi se ne intendeva, il suo impatto sulla scena in generale sarebbe stato completamente compreso e apprezzato solo negli anni successivi. L’MC introduce modi di dire e cambi di prospettive fino ad allora mai sentiti nell’ambito del genere: “My mic check is life or death, breathing a sniper’s breath/I exhale the yellow smoke of buddha through righteous steps” [“Il mio mic check è come la vita o la morte, la mia respirazione è la stessa di un cecchino/Espiro il fumo giallo di una canna seguendo i giusti passi”], snocciola in ‘It Ain’t Hard to Tell’. A curare il sound di un album carico di sample ci sono DJ Premier, Large Professor, Q-Tip, Pete Rock e L.E.S., riuniti in un dream team di giganti della produzione che ha contribuito a scardinare la lunga tradizione di dischi hip-hop affidati a una singola figura produttiva, presentando inoltre una visione comune dello stile torbido, gutturale e di pesante ispirazione jazz che avrebbe definito il suono della Grande Mela negli anni ’90.

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