British Steel (Bonus Track Version)

British Steel (Bonus Track Version)

Per il loro sesto album, i signori inglesi del metal Judas Priest collaborarono con il producer Tom Allom, che aveva lavorato alle registrazioni dei primi tre dei Black Sabbath. Allom incoraggiò i Priest a snellire le loro canzoni, favorendo l’innegabile immediatezza che può essere apprezzata nei classici inni ‘Breaking the Law’ e ‘Living After Midnight’. “Tom ci aiutò a eliminare tutto ciò che non era rilevante”, dice ad Apple Music il cantante Rob Halford. “Ecco perché non c’è fuffa, non ci sono voli pindarici. Solo autentica maestria. Per molti versi, British Steel è servito da modello a un sacco di musicisti metal per definire i termini di un lavoro fatto a regola d’arte”. Registrato a Tittenhurst Park, che a quel tempo era la casa dell’ex Beatles Ringo Starr, British Steel è anche stato il primo album dei Priest con il batterista Dave Holland che, così come Allom, sarebbe rimasto insieme alla band per i successivi cinque dischi e il decennio che li avrebbe resi delle superstar. “Quando registrammo British Steel, tutti i pezzi del puzzle si incastrarono alla perfezione”, dice il bassista Ian Hill. “Non solo musicalmente, ma anche a livello di immagine e tutto il resto”. Di seguito, Halford e Hill parlano di alcune delle tracce chiave di British Steel. Metal Gods Halford: “Questa è un po’ una traccia fantascientifica, ispirata da La guerra dei mondi. Adoro quel libro, il film, la sua versione per la TV britannica e il modo in cui è stato reinterpretato da così tanta gente. A quel tempo, già saldamente a mio agio nel ruolo di paroliere dei Priest, ero un avido lettore di libri di fantascienza. E il titolo ‘Metal Gods’ mi è semplicemente balzato in testa. Divenne un modo meraviglioso di creare questo iconico immaginario avvolto in riff davvero pesanti.” Hill: “Tom Allom se ne venne fuori con l’idea di usare posate e stecche da biliardo in ‘Metal Gods’ per ottenere il suono di una marcia di robot. Stavamo registrando a casa di Ringo, quindi erano probabilmente le sue posate. Tom raccoglieva la roba e la lasciava cadere a terra davanti al microfono. Ricordo anche che spaccò delle bottiglie di latte per ‘Breaking the Law’. Per un’altra canzone ci mettemmo a percuotere i termosifoni. Oggi, probabilmente, puoi trovare quei suoni su YouTube o qualcosa del genere. Allora, dovevi inventarteli da solo.” Breaking the Law Halford: “Quelli tra la metà e la fine degli anni ’70 sono stati anni difficili in Inghilterra. Il paese era attraversato da da un tremendo sconvolgimento sociale. A nessuno piaceva davvero quello che faceva Margaret Thatcher. I netturbini erano in sciopero. I metalmeccanici erano in sciopero. E così i minatori. I ragazzi uscivano da scuola senza alcuna prospettiva di lavoro. Guardavamo il telegiornale e c’erano scontri con la polizia a cavallo che passava attraverso i dimostranti, a Londra, picchiando la gente, mentre i palazzi del governo erano bersagliati con le Molotov. La rabbia sociale e la frustrazione sono elementi prominenti in ‘Breaking the Law’.” United Halford: “Questa canzone è senza dubbio la nostra presa di posizione contro di loro: dobbiamo essere e restare uniti. Più di ogni altra cosa, è un atto di solidarietà, adottato da un sacco di gente. Ricordo di aver partecipato a talk show in Bulgaria e Russia, dove, al tempo, brani come ‘United’ e ‘Breaking the Law’ erano stati messi al bando dai rispettivi governi, perché il metal era considerato troppo rivoluzionario per i giovani. È stata presa in prestito anche da squadre di calcio con la parola ‘United’ nel nome, come il Blackburn United e il Manchester United. La facevano ascoltare durante le loro partite e i tifosi la cantavano in coro. Ha un tale livello di empatia che riesce a raggiungere tutti i tipi di persone.” Living After Midnight Halford: “Glenn Tipton mi svegliò nel cuore della notte suonando la sequenza di accordi che sarebbe poi diventata questa canzone. Ecco da dove viene il nome. Il giorno dopo abbiamo messo insieme le strofe e tutto il resto. È un pezzo rock’n’roll su una band che arriva in città e riparte alle prime luci dell’alba. Per noi è un po’ quello che era ‘Fight for Your Right’ per i Beastie Boys. Non l’ho mai detto prima a proposito di ‘Living After Midnight’, ma non è in fondo la stessa cosa? Quando la suoniamo da vivo, indipendentemente da dove siamo nel mondo, la sala esplode e il pubblico impazzisce. È come se ti portassimo con una macchina del tempo nel 1980 e tu fossi fuori a far festa con i tuoi amici.” The Rage Hill: “Di tutte le canzoni del disco, questa è probabilmente la mia preferita, soprattutto per quell’inizio funky. Il giro di basso le conferisce uno stile quasi reggae. La rende un po’ diversa dal resto delle tracce. Dissero che volevano un intro, quindi suggerii un beat latino e me ne uscii con quel pezzo funky. La cosa più divertente è che di solito io sono intollerante a quel tipo di musica. Mi provoca uno sfogo cutaneo. Ma tutto ebbe origine dall’idea dell’offbeat, cioè di non suonare sul beat.”

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